Massetere e genoideo
 Cerca spesso di essere sufficientemente lucido per sapere cosa gli succede, senza volere però forzare questa analisi per paura di perdere il sonno. Quando si avvicina al momento del trapasso, dalla veglia al sonno, gli piace ascoltare i mutamenti fisici in atto. Quello che sente, il rilascio del genioideo, scioglie la consistenza della mandibola. In questo momento di trapasso..una cordicella tira da dietro la nuca. Un trapasso simile all'ebrezza alcoolica. Una leggera euforia, ed ecco, egli basta a sé stesso. Non c'è più quasi niente di cui abbia bisogno. E quel trapasso è un momento, che vissuto una volta, non si perde così facilmente, è qualcosa di strettamente legato alla natura di un uomo. Parla dell'attore. Si vergogna di meno di essere uomo quando è attore. Sente il bisogno costante di perdersi nell'artificio attraverso la simulazione provocata dallo stato di ipnosi, di trance.La convinzione che i sintomi isterici non siano simulati si basa sull'idea che l'ipnotizzato sia un uomo-macchina.Al contrario "le prove fisiche del soggetto in trance non contraddicono in alcun modo l'idea di simulazione, cioè di un'attività deliberata e volontaria. L'ipnotizzato non è un semplice automa. Non soltanto non perde mai coscienza, ma sa sempre ciò che finge di non sapere, il dolore che gli si chiede di non sentire, la fatica che gli si chiede di ignorare, l'oggetto che gli si chiede di non vedere, l'io che gli si chiede di dissociare"[1].La simulazione non è una menzogna, è la creazione di una nuova realtà.Nella vita quotidiana egli è spesso cosciente della propria muscolatura; quando si lava il volto, non si preoccupa dello sforzo che lo tiene in piedi. Lavora come gli ex-contadini nelle manifatture o nelle miniere, con 20.000 hertz di rumore nelle orecchie. Metamorfosa il suo corpo per perderne la memoria. Gli è necessaria una totale perdita di identità, di storia, di luogo, di linguaggio, un “definitivo della durezza”[2], che gli necessita, affinché quella cordicella, dietro la nuca, tirando, allenti, conducendolo all'Atopon e al Thaumasion.E' l'attimo in cui l'abduttore lungo del pollice si tende e preme lateralmente.
 
Il massetere aspetta e si adegua al tempo rallentato del genioideo, lo scaleno posteriore incurva laterale e in avanti, scandendo il ritmo della respirazione. L'analgesia è quasi totale. Imbevuto di uno stato stuporoso di immobilità e di sonnambulismo, comincia a parlare: -“il Presidente ­­­­Schreber è vissuto a lungo senza stomaco, senza intestini, quasi senza polmoni, con l'esofago dilaniato, senza vescica, con le costole stritolate, aveva talora ingoiato la sua propria laringe…”[3]A volte egli parla una lingua sconosciuta; sembra appartenergli da sempre. A tratti si ha l'impressione di percepire parole familiari: "a rose is a rose, is a rose, is a rose….".[4] Non è solo nella stanza, ci sono i suoi assistenti. Ciò che più colpisce di loro, è come stiano sparsi qua e là senza fare apparentemente niente, aspettando di essere attivati da un substrato che sopraggiunga. Allora, non appena arriva il substrato gli assistenti entrano in azione “scattando come piante carnivore”[5]. Si allenano costantemente per affinare la loro capacità di simulazione. Durante i suoi frequenti stati di trance egli provoca l'intrusione del fantastico nel reale; sa che per dimostrare l'irrealtà della vita è sufficiente vivere un'ossessione: il teatro? No, non è questo che lo preoccupa; il pensiero: come esprimerlo?"Per ogni grammofono esiste almeno un disco che quel grammofono non può suonare, perché ne causerebbe indirettamente la distruzione"[6]. Tutto ciò è indimostrabile, ma vero….Nel frattempo i suoi assistenti si sono stretti intorno a lui; imparano come i bambini, imitando. Ogni volta gli pongono la stessa domanda: "è poi vero che un recinto con un buco è come nessun recinto?"[7]. E ogni volta risponde così: “Salve, Cromodinamico, signore di Quantum, parla Quark, ecco il mio rapporto su fascino e stranezza del filosofo Ludwig Wittgenstein. La soluzione all'enigma della vita in spazio e tempo, sta al di fuori dello spazio e del tempo. Ma come voi sapete e io so, non ci sono enigmi: se una domanda è possibile, ci deve essere una risposta”.[8]
 
 
[1] Trattato di ipnosi - Franco Granone
[2] I TRANSformatori Duchamp - Studi su Marcel Duchamp - Jean-Francoise Lyortard
[3] Testo dallo spettacolo NUR MUT, la passeggiata dello schizo - Gruppo di lavoro Masque teatro
[4] L'infinito intrattenimento - Mauriche Blanchot
[5] Gödel, Escher, Bach: un'Eterna Ghirlanda Brillante - Douglas R. Hofstadter
[6] Gödel, Escher, Bach: un'Eterna Ghirlanda Brillante - Douglas R. Hofstadter
[7] "aut aut",291-292,1999,147-162
[8] Testo dal film WITTGENSTEIN di Dereck Jarman
 
 
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